suicidio e sacrificio (ed Stampa alternativa)

resumen

Il vecchio capitalismo liberale costruiva, il nuovo capitalismo distrugge sempre più rapidamente. E’ un sistema suicidatore, ovvero che spinge al suicidio. Il libro è un’introduzione alla società del sacrificio che l’ipercapitalismo attuale mette in opera e un analisi delle strategie, dei discorsi, delle tecnologie e delle pratiche sociali che ne favoriscono l’affermazione. L’iperlavoro o lavoro immaginario è il mezzo e il principale risultato di questa nuova forma sociale, una forma che rende suicidari. Ecco il contenuto del pamphlet ultraradicale del filosofo Jean-Paul Galibert che sulla scia della moderna critica sociale (Guy Debord) argomenta in maniera non paradossale ma veridica sulla situazione presente, e di fronte al vecchio dilemma risponde così: “Vivere senza esistere, significa soffrire, subire tutte le ingiustizie che elenca, essere sfruttati. Esistere senza vivere, significa ribellarsi ed essere uccisi. Essere morti senza esistere, significa il suicidio, qui ripudiato come un sonno attraversato da sogni. Quanto alla vita che esiste, essa è l’arte, la creazione, in questo caso il teatro, unica fonte di vita e di gioia. Si osservi che Amleto non sceglie il suicidio ma la rivolta. Condanna il suicidio non meno esplicitamente di quanto non raccomandi l’arte. La vera scelta di Amleto si effettua dunque tra la rivolta e l’arte. Avrebbe potuto vivere ed esistere ma ignorando la giustizia, benché lo stesso teatro gli dia conferma della colpevolezza di Claudio, che ha ucciso suo padre, sedotto sua madre e usurpato il trono”.

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